Vi inoltriamo la nota stampa emessa dalla FIPE nazionale con la sintesi del contributo di Musacci che riveste anche l'incarico di presidente regionale e provinciale della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi. 

RECOVERY PLAN, FIPE-CONFCOMMERCIO:
"INVESTIAMO SU GIOVANI E DONNE PER SVILUPPARE UN TURISMO SOSTENIBILE”

 Roma, 2 marzo 2021–Il rilancio del Paese passa dallo sviluppo di un turismo che sia realmente sostenibile. E per raggiungere questo risultato, l’Italia dovrà dimostrare di saper rigenerare il proprio tessuto urbano, sia nelle grandi città che nei borghi minori.

Una vera e propria rivoluzione che non può fare a meno della componente fondamentale e qualificante dell’offerta turistica nazionale: i 300mila pubblici esercizi, fiore all’occhiello del sistema Italia e terminale ultimo di una filiera d’eccellenza quale è l’agroalimentare. Per questo, è indispensabile che il Recovery Plan cui sta lavorando in questi giorni il presidente del Consiglio, Mario Draghi, punti con coraggio sulla valorizzazione dei pubblici esercizi. In particolare su tre aspetti: giovani, donne e digitalizzazione.

È questo il cuore dell’intervento effettuato dal vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio, Matteo Musacci, nel corso dell’audizione odierna (02/03) davanti alle commissioni Bilancio e Politiche dell’Unione europea del Senato, dedicata proprio al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

“Negli ultimi 10 anni – sottolinea Musacci –il settore dei pubblici esercizi ha fatto registrare i tassi di crescita occupazionale più alti, soprattutto nelle aree del Paese maggiormente in difficoltà. Oggi la metà dei ristoranti è gestito da imprenditrici donne, e il 20% circa dei giovani che decide di mettersi in proprio, soprattutto in Calabria e Campania, sceglie di puntare su un locale. Abbiamo il dovere di investire su questi giovani, fornendo loro le competenze manageriali da affiancare a quelle professionali già presenti tra gli addetti del settore, per sviluppare un’offerta di qualità così alta da far tornare i turisti nelle nostre città.Non dimentichiamoci che la cucinaè il secondo fattore di scelta dell’Italia come destinazione turistica da parte degli stranieri ed è il primo motivo per il quale poi vi ritornano. Uno strumento di soft powercon ricadute economiche tutt’altro che immateriali, dato che gli stranieri spendono oltre 8 miliardi di euro in servizi di ristorazione e gli italiani altri 12 miliardi l’anno”.

“È altresì necessario – aggiunge il vicepresidente –dare impulso alla produttività dei pubblici esercizi, sostenendo la patrimonializzazione delle imprese che ora sono troppo esposte con banche e fornitori. Così come è necessario incentivare la transizione digitale dei servizi legati alla ristorazione e la riqualificazione energetica dei locali. Non si tratta solo di ristoranti, ma di veri e propri presidi territoriali, indispensabili a rendere vivibili le nostre città”. 

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