Questo dato segna un significativo cambiamento rispetto al 2019, quando le presenze in hotel erano al 72% e quelle nell'extra-alberghiero al 28%. La crescita delle presenze nelle strutture extra-alberghiere, che ora sfiora il 40%, evidenzia una tendenza che va oltre Ferrara, toccando molte città d'arte dell'Emilia Romagna e oltre.

“Analizzando gli ultimi 18 mesi - prosegue - si nota che le presenze nel settore alberghiero hanno registrato un trend negativo in 11 mesi su 18 rispetto al 2022-2023, mentre rispetto al 2019 erano ben 17 i mesi negativi. Nel settore extra-alberghiero, invece, i mesi negativi rispetto al 2022-2023 sono stati solo 7 su 18, con un solo mese negativo rispetto al 2019, e tutti i mesi positivi con incrementi a doppia cifra. Questo spostamento verso l'extra-alberghiero è dovuto a diversi fattori: ad esempio  il costo inferiore e le nuove tendenze turistiche.

Nel 2019 le strutture dell’extra alberghiero registrate erano 245, salite a 318 nel 2023. Tuttavia, secondo i dati monitorati da AIRDNA, ci sarebbero circa 600 (seicento) strutture turistiche attive su piattaforme come Airbnb e Booking, il che indica una larga parte di mercato che sfuggirebbe ai canali ufficiali e fiscali.

Una situazione che crea una distorsione nel mercato turistico-ricettivo, penalizzando le imprese regolari che si trovano a competere con attività che non rispettano gli stessi obblighi fiscali e normativi del ricettivo alberghiero. In un’ottica di percorso di dialogo queste valutazioni ed altre proposte concrete (per il periodo dal 2024 al 2029) saranno al centro di un prossimo incontro con il Comune di Ferrara per condividere le future strategie turistiche con la presenza di Federalberghi e Confcommercio.

La conseguenza di questi fenomeni - che diventano nei fatti una concorrenza sleale - non si limita ad un mancato gettito per l'Amministrazione comunale, ma si riflette anche sui prezzi di mercato, con effetti negativi per i residenti, i non-residenti e gli studenti, che trovano sempre più difficile affittare un appartamento per lunghi periodi. Questa offerta estemporanea  di alloggi turistici, che appare e scompare a seconda della convenienza economica, non offre stabilità né al mercato né al mondo del lavoro, aggravando il rischio della desertificazione del centro storico e la scomparsa delle piccole attività commerciali di vicinato” considera Govoni che auspica: “Andrebbe rivista la tassazione degli immobili destinati a uso turistico, equiparandola a quella degli alberghi: inoltre e andrebbero intensificati i controlli (e di conseguenza le sanzioni) per chi opera al di fuori delle regole. L’obbligo del CIN, introdotto dal Governo , che richiede la regolare denuncia dell'attività turistica, potrebbe essere un primo passo, ma senza adeguati controlli rischia di non essere efficace.”

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