In visibilità dal Resto del Carlino - ed. Nazionale del 23 gennaio 2013

Il grido d'allarme del presidente nazionale Confcommercio Carlo Sangalli- presentazione Giornata di Mobilitazione Nazionale del 28 gennaio

 

I redditi precipitano al 1986
E i poveri sono oltre otto milioni

Le stime di Rete Imprese. Sangalli: «Avvitati in una spirale recessiva»

ROMA
CONSUMI tornati ai livelli di 15 anni fa, reddito pro-capite indietro di 27 anni, circa 100mila imprese morte e pressione fiscale effettiva a quota 56,1 per cento. Sono i numeri di un’economia al collasso, raccontati ieri da Rete imprese Italia, la sigla che riunisce le principali associazioni italiane dell’artigianato, del commercio e della piccola impresa. Bisogna reagire, ha spiegato il presidente Carlo Sangalli, «per evitare di continuare ad avvitarci in questa perniciosa spirale recessiva e tornare a crescere il più velocemente possibile».E SEMPRE ieri, ad appesantire il carico, sono arrivati anche i numeri del rapporto Istat «Noi Italia», secondo i quali nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono diventate l’11,1%. Un dato che significa 8,2 milioni di cittadini, il 13,6% della popolazione residente. Circa il 5,2% della famiglie, pari a 3,4 milioni di individui, è addirittura in condizione di povertà assoluta. E anche la classe media arranca: più o meno sei famiglie su dieci (il 57%) mettono insieme ogni anno un reddito inferiore alla media nazionale. Geograficamente, la Sicilia ha la maggiore diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio più basso.LE PAROLE del numero uno di Confcommercio raccontano perfettamente lo spirito dell’analisi di Rete imprese Italia. Il governo Monti, ha detto, «ha messo in sicurezza i conti pubblici» ma questo non basta. Perché «lo si è fatto al prezzo salatissimo di pesanti effetti recessivi: un dato per tutti, il reddito pro-capite delle famiglie è tornato addirittura ai livelli del 1986». Nel 2012 «ha chiuso un’impresa al minuto». E «con una pressione fiscale di oltre il 56 per cento per i contribuenti in regola, una burocrazia che richiede ad ogni impresa 120 adempimenti fiscali e amministrativi all’anno e un sistema del credito che nell’ultimo anno ha ridotto di 32 miliardi i finanziamenti, il nostro sistema di imprese continua a rimanere sull’orlo del baratro».I NUMERI citati da Sangalli, nel dettaglio fanno paura. Partiamo dal reddito, che nel 2012 è calato del 4,8%, perdendo in valori assoluti 879 euro, e nel 2013 è destinato a diminuire ancora, arrivando a 16.955 euro. Per trovare un dato così basso bisogna tornare indietro di 27 anni, al 1986. Discorso simile per i consumi, che caleranno nel 2013 dopo che nel 2012 hanno fatto segnare un -4,4%. In questo caso, nell’anno in corso, si tornerà indietro di 15 anni, ai livelli del 1998 (-1,4%).
Il numero delle imprese morte nel 2012 rispetto al 2011, infine, arriva a quota 100mila. Si tratta del saldo tra natalità e mortalità di aziende artigiane, dei servizi, manifatturiere e delle costruzioni. L’imputato principale di questo stato di cose è la pressione fiscale. Quella effettiva nel 2013 raggiungerà il livello del 56,1%; quella ‘nominale’ è del 46,3%. Nel 2012 il dato effettivo, secondo lo studio, era pari al 55,2%.
Matteo Palo

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