Il tema dell'agroalimentare e della lotta alla contraffazione è stato al centro dell'intervento di Pier Carlo Scaramagli presidente di Confagricoltura Ferrara, che ha posto l’attenzione sulle possibili strategie a tutela del Made in Italy agroalimentare e sui progetti allo studio di Confagricoltura contro il fenomeno dilagante della contraffazione. "Punto di partenza due dati inequivocabili: 30 i miliardi di euro derivati dall’export agroalimentare italiano e 60 quelli derivanti da produzione e vendita di prodotti contraffatti a marchio nazionale (Italian Sounding). Il raffronto non permette indugi; il problema deve essere contrastato ad ogni livello. Non solo forza pubblica o avvocati ma un impegno politico nazionale e comunitario. Inoltre, massima attenzione affinché non “passino” leggi inique e penalizzanti per il nostro Paese, ad esempio la liberalizzazione delle denominazioni geografiche dei vini”. E confrontando i dati dei due big europei (Germania: 54 miliardi di export di cui il 34% agroalimentare; Francia: 42 miliardi e 27% agroalimentare) con l’Italia (30 miliardi per il solo 20% agroalimentare), Scaramagli ha concluso: “C’è fame di prodotto italiano da soddisfare, gli operatori del settore devono aver chiari questi numeri per migliorare la logistica della distribuzione all'estero e per fare rete aumentando le dimensioni della struttura".

Dall’agroalimentare al commercio, il passo è breve ma comunque pesante: "Sulla contraffazione la tolleranza deve essere pari a zero – ha chiarito a conclusione del pomeriggio Giulio Felloni, presidente provinciale di Ascom Confcommercio -. Per il commercio e il turismo, il mercato dell’illegale vale 27 miliardi di euro e brucia circa 260mila posti di lavoro regolari. Peraltro è ben 1 consumatore su 4 a dichiarare di aver effettuato acquisti di prodotti abusivi (Indagine Confcommercio, novembre 2015). Nel nostro edificio ideale della Legalità, l’insegna ad ogni piano ed in primis sulla facciata, deve essere chiara e luminosa, senza se e senza ma. Promuovere il Made in Italy è la chiave del successo economico, come un processo di lavorazione antico e moderno nel contempo, che valorizza il connubio persone e materie prime – dall’alimentare alla moda – come qualcosa di eccezionale ed eccellente che l’ingegno umano ed Italiano trasforma, promuovendo il made in Italy a testa alta in tutti i contesti".

Nel caleidoscopio aperto sul made in Italy si sono alternati diversi relatori proponendo letture legislative ed internazionali: Denis Pantini, Direttore del Settore Agroalimentare di Nomisma con un contributo su "Imitazione e contraffazione dei prodotti agroalimentari: stato dell'arte, impatti economici e scenari evolutivi", il tenente colonnello Antonio Magro del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Ferrara con "Riflessioni su conoscenza, legalità e vigilanza sul falso Made in Italy". Ma al di là delle leggi, sono bontà e salubrità a costituire da sempre l'arma migliore e proprio da questa angolatura Michele Rubbini, direttore Programma di Chirurgia Coloproctologica Università/AUSL di Ferrara, ha esaminato i "Componenti nascosti del cibo: come conoscere e riconoscere un cibo di qualità".

 

relatori MadeinITALY1802

da sx Ragno, Monti, Scaramagli, Felloni, Rubbini e Pantini 

 

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La platea

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