Una piazza densa di significati: la presenza di quanti credono con passione e sacrifico al loro lavoro messo pesantemente in discussione dalle recentissime restrizioni governative.
Una serie di tovaglie bianche ad apparecchiare il pavè di piazza Maggiore in contrasto con gli abiti scuri degli operatori della ristorazione con una serie di cartelli esplicativi che ricordano lo stato di difficoltà del settore. Uno su tutti recita: "Chi paga il conto della crisi Covid? 27 milioni di euro che pesano sulle finanze dei ristoratori".
Una delegazione di ristoratori dalla nostra città e dalla provincia - oltre una trentina e tra loro era presente il direttore Ascom Davide Urban ed il funzionario Fipe Giorgio Zavatti - si è unita con le altre componenti regionali a Bologna (così come in un altre 23 prestigiose piazze in tutta Italia) per una protesta pacifica quanto vigorosa - organizzata e promossa dalla Fipe Confcommercio - per sottolineare la situazione complessa e difficilissima della ristorazione durante l'emergenza sanitaria che dura ormai ai primi mesi del 2020. A fare il punto Matteo Musacci, vicepresidente nazionale nonché presidente regionale dell'Emilia Romagna e provinciale di Ferrara della Federazione dei Pubblici Esercizi Confcommercio: "Oggi siamo qui, siamo a terra, siamo qui come in altre 23 altre piazze italiane. Numerosi, coraggiosi, pacifici si, ma determinati, noi siamo quelli che ogni giorno si rimboccano le maniche. Ma di fronte a questa tragedia, purtroppo, non basta - ha proseguito Musacci - “Siamo a terra” economicamente. Il settore dei pubblici esercizi perderà quest’anno almeno 27 miliardi di euro su 96 di fatturato complessivo. 300mila posti di lavoro nel nostro settore rischiano di scomparire definitivamente. L’ulteriore imposizione della chiusura alle 18 ci costerà da sola 2,1 miliardi di euro, impedendo a 600 mila persone di lavorare. Siamo a terra”, ma non ci arrendiamo ne abbiamo intenzione di farlo - ed ha concluso il presidente regionale di Fipe - Il Governo, ancora nella giornata di ieri, ha preso provvedimenti per garantire ristori ad indennizzo delle perdite di fatturato. Non vogliamo essere disfattisti, apprezziamo gli impegni espressi, ma dopo mesi di burocrazia esigiamo che arrivino non presto, ma subito".
Massimo Campana (ristorante pizzeria Archibugio - Ferrara) aggiunge: "Siamo stati tra i primi a chiudere a marzo scorso ed ora praticamente tra i pochi a subire nuove pesanti limitazioni. Quando di chiude un bar od un ristorante si mette in discussione un intera filiera dell'economia. Quello di cui abbiamo bisogno è chiarezza normativa e tranquillità. Al di là dei ristori adeguati e che servono con immediata urgenza, i ristoratori chiedono sopratutto una cosa: poter riprendere a lavorare e farlo con serenità. Siamo qui per questo". Gli fa eco Daniele "Denny" Bonazzi (Osteria di Flemming - Cento): "La ristorazione è un autentica eccellenza tutta italiana. Questa capacità va difesa, salvaguardata e promossa, non certamente affossata. In questi mesi abbiamo lavorato duramente e responsabilmente per attenerci ai protocolli di sicurezza: un modo per difendere il nostro lavoro, le nostre famiglie, i nostri clienti. Vogliamo dirlo a chiare lettere con serenità". Voci in un evento significativo suggellato dalle note dal vivo di Fratelli d'Italia.